La vocazione
Le suore dicevano: ha vocazione. Io non lo sapevo.
Non avevo sentito nessuna voce nuova rispetto a quelle di tutti i giorni che mi ripetevano…lascia in ordine, non fare i dispetti a tuo fratello, fa’ i compiti, prepara la tavola…dì le preghiere. Quando andavo all’oratorio o al catechismo, mi soffermavo a immaginarmi già adulta al posto delle suore e cresceva dentro di me un intenso desiderio… ad essere suora.
Avevo la vocazione?
Dio non mi aveva ancora parlato, o almeno io non me ne ero resa conto, e sono passati parecchi anni prima che imparassi a riconoscere la sua voce e comprendere le sue parole.
Il desiderio è cresciuto dentro di me e si è concretizzato: sono diventata suora tra le figlie dell’Oratorio.
Cinquant’anni a occuparmi degli altri, a offrire servizi, a tessere relazioni… in luoghi diversi, con bambini, ragazzi, giovani, e persone sempre diverse. Periodi ora entusiasmanti ed appassionanti, ora faticosi ed impegnativi.
Il desiderio, che non era più a fare come qualcun altro, ma ad «essere», si apriva come le margherite dei prati al tepore del sole e si richiudeva appena si faceva buio o nuvoloso. Ad ogni stagione rispuntava rinvigorito, come il fiore del campo a cui nessuno pensa ma del quale Dio si prende cura per dargli il sole e la pioggia al bisogno.
Ho la vocazione?
Oggi ho capito che il Signore ha messo qualcosa di sé nella mia vita, e prima di essere io a scegliere Lui, Lui ha scelto me e mi ha inviata a distribuire i frutti che la Vita portava a maturazione, con un possibile e non trascurabile rischio: scambiare le mie opere con i Suoi frutti.
Per questa vocazione: Mi affido alla fedeltà del Signore.
Una Figlia dell’Oratorio che ha appena celebrato l’anniversario di Professione