…le bruciava dentro il desiderio di «poter far qualcosa» a favore delle giovani
Suor Maria Lufrano
Nella comunità dove era stata inviata, giovane suora, le avevano chiesto di occuparsi dei bambini della scuola materna, della sezione dei non solventi, le cui famiglie erano iscritte nell’elenco dei poveri del Comune. Se questo regime amministrativo poteva dare adito a qualche discriminazione, suor Maria ai bambini e alle loro famiglie riservava massima accoglienza, rispetto della loro dignità. Si batteva perché nella scuola non avvertissero la loro condizione con senso di inferiorità. Ma la ricchezza umana e spirituale di suor Maria si esprimeva a pieno soprattutto nel rapporto con le adolescenti e le ragazze del rione che incontrava i fine settimana se non quotidianamente. Non era l’anima del gioco – non faceva parte delle sue attitudini – ma lo era delle conversazioni, nelle quali si introduceva con la delicatezza della sorella e l’esperienza della madre. Nella instabilità dell’adolescenza suor Maria era un riferimento sicuro.
Il suo carisma personale ha trovato uno spazio idoneo e confacente in una casa di accoglienza di giovani. La tenerezza e la compassione insieme all’impegno a conoscere i meccanismi di alcuni comportamenti per essere in grado di accompagnarli hanno segnato gli anni trascorsi in quella casa.
Ogni povertà umana, soprattutto morale e psicologica, la colpiva e si metteva in gioco per dare il proprio contributo per una soluzione o almeno un alleviamento. Colpita da una malattia che le aveva tolto il suono della voce e quindi un po’ ai margini delle classiche attività apostoliche, sentiva bruciare dentro di sé il desiderio di «poter far qualcosa» a favore delle giovani abbandonate o sole del quartiere in cui si trovava la comunità. Aveva preso contatti con enti ed associazioni, aveva fatto anche progetti di collaborazione. Non l’aveva fermata la sua difficoltà a comunicare con scioltezza, a farsi capire con immediatezza, voleva trasmettere fosse solo anche agli eventuali collaboratori quello che lei sentiva dentro per la gioventù in difficoltà.
Poi la malattia ha preso il sopravvento, ma la sua serenità nella sofferenza e l’abbandono filiale a Maria, Salus Popoli Romani, nei momenti più difficili hanno suggellato una vita in stato permanente di missione. Se le avessero chiesto di andare oltre oceano, non avrebbe avuto difficoltà: le condizioni ambientali non erano un impedimento se si trattava di raggiungere ed aiutare una ragazza in difficoltà.