Perseverare sulla strada dei sogni
Stiamo vivendo un tempo caratterizzato da grandi incertezze e da grandi cambiamenti, che potrebbe far cedere alla tentazione di rimanere con lo sguardo rivolto al passato perché il futuro spaventa e sfugge alla nostra capacità di comprenderlo. Ci sentiamo smarriti davanti ai segni dei tempi, incapaci di leggerli e interpretarli per dare risposte nuove, e allora andiamo avanti facendo quello che abbiamo sempre fatto, con generosità e dedizione encomiabili, ma forse senza un discernimento capace di bucare la crosta dell’ordinarietà.
Nella Christus Vivit al n. 142 viene detto ai giovani che «dobbiamo perseverare sulla strada dei sogni […], non bisogna bloccarsi per insicurezza, non bisogna avere paura di rischiare e commettere errori».
L’articolo n. 57 delle nostre Costituzioni sottolinea che «l’apostolato, per noi Figlie dell’Oratorio, consiste primariamente nella testimonianza che offre la nostra vita di consacrazione».
L’aver messo la nostra vita nelle mani di Dio, certe della sua paternità e della sua affidabilità, libera il cuore dalla paura, dal desiderio di salvare noi stesse e ci abilita a donarla, a non trattenerla per noi. O, per dirla col papa, a perseverare sulla strada dei sogni, non certo da intendersi come evasione dalla realtà o scorciatoia davanti ai problemi, ma per affrontarli con cuore e mente aperti, incarnando l’offerta totale di Cristo di sé al Padre e ai fratelli.
Il n. 142 prosegue dicendo che «dobbiamo avere paura di vivere paralizzati, come morti viventi, ridotti a soggetti che non vivono perché non vogliono rischiare, perché non portano avanti i loro impegni o hanno paura di sbagliare».
San Vincenzo non ha ceduto a queste seduzioni, ha rischiato e osato. Certamente, quando 150 anni fa fu ordinato sacerdote, non poteva prevedere di fondare un istituto religioso, né tanto meno immaginare di essere canonizzato ufficialmente dalla Chiesa e proposto come esempio e modello di virtù cristiana. Ma nel dire il suo Sì è andato fino in fondo, facendo sue le parole che Francesco rivolge oggi ai giovani, e attraverso loro, a ciascuno di noi: «Lasciate sbocciare i sogni e prendete decisioni. Rischiate, anche se sbaglierete. Non sopravvivete con l’anima anestetizzata e non guardate il mondo come se foste turisti. Fatevi sentire! Scacciate le paure che vi paralizzano, per non diventare giovani mummificati. Vivete! Aprite le porte della gabbia e volate via! Per favore, non andate in pensione prima del tempo» (CV 143).
San Vincenzo ha dato fiducia a quanto il Signore gli aveva messo nel cuore e ha condiviso con alcune giovani del suo tempo il sogno di una «donazione totale per la gloria del Padre e per la salvezza dei fratelli, in particolare della gioventù» (Cost. art. 4). «La strada è Gesù: farlo salire sulla nostra barca e prendere il largo con Lui. La fede in Gesù conduce a una speranza che va oltre, a una certezza fondata non soltanto sulle nostre qualità e abilità, ma sulla Parola di Dio, sull’invito che viene da Lui, senza fare troppi calcoli umani e non preoccuparsi di verificare se la realtà che vi circonda coincide con le vostre sicurezze» (CV 141).