22 maggio: Giubileo sacerdotale di san Vincenzo Grossi!
San Vincenzo Grossi è prete da 150 anni!
Gli riconosciamo l’onore, il pregio di questo bel traguardo… ma… siamo noi a contare gli anni!
Da parte sua, sicuramente, egli si considera ed è sacerdote in eterno, cioè supera e annulla ogni possibile giubileo, non per sottrarsi ad un lodevole riconoscimento, ma perché la sua «funzione sacerdotale» non è conclusa.
Per noi, infatti, è rilevante sottolineare tale anniversario perché nella esistenza di don Vincenzo il sacerdozio ha fatto la differenza, fino a riconoscergli, grazie a come l’ha considerato e vissuto, la santità canonica. Non solo, questa peculiarità dell’ordine sacro non ha dato lustro esclusivamente alla sua persona, ma si è trasfusa nella fondazione da lui avviata e oggi continua nell’afflato pastorale e oblativo che ancora contraddistingue l’Istituto.
Per lui, essere sacerdote ha comportato un legame indissolubile con Gesù e con i suoi fedeli, una relazione che non si è esaurita in una appartenenza sigillata dal sacramento dell’Ordine, ma si è espressa in un crescendo di identificazione come scriveva: «Gesù Cristo vive in tutta la pienezza nei Preti, per cui il prete è un Gesù vivente».
Don Vincenzo era sacerdote non solo per la propria santificazione e perfezione; nei Preti, diceva infatti, «il mio non deve esserci più. Il mio dei Preti fa dire loro all’Altare: hoc est corpus meum, come se il corpo di Gesù Cristo fosse il corpo dei Preti» consacrato e donato.
È stato prete di parrocchie territorialmente e socialmente periferiche, ma con uno spirito sacerdotale universale, e oltrepassando le attività ordinarie del ministero parrocchiale, sentiva che nulla di quanto è nel mondo era estraneo al suo cuore di prete.
Questa grazia abbondantissima e di una estensione prodigiosa, che era essere prete, continua oggi come intercessione a favore delle nostre parrocchie, delle comunità religiose e di ciascuna di noi.