Il tradimento di Giuda
In queste ultime due settimane di quaresima vogliamo farci accompagnare nel cammino verso la Pasqua da alcune riflessioni che san Vincenzo ha proposto ai suoi fedeli di Regona nei quaresimali (omelie per i venerdì di quaresima) tenuti nell’anno 1875. Riguardano: il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, il giudizio della folla contro Gesù e la flagellazione di Gesù.
Giuda è uno dei personaggi più misteriosi della passione di Gesù.
«È uno dei discepoli di Gesù Cristo, anzi dei più favoriti, perché Apostolo: “unus ex duodecim” (uno dei dodici). Come mai diventa traditore?
Non voglio infierire contro il suo delitto perché tutti ne conosciamo l’enormità. Piuttosto vorrei ricavarne utili ammaestramenti.
Impareremo, soprattutto, a non tenere nel nostro cuore alcuna passione che lo possa guastare; ma impareremo anche a non crederci abbandonati assolutamente da Dio, qualora avessimo commesso anche i più enormi delitti.
Quale fu la causa del suo tradimento? Se non ce l’avesse detto l’Evangelista, avremmo pensato che Giuda aveva operato per un momento di collera, per vendetta; oppure che fosse posseduto dal demonio. Giuda non era superbo, iracondo, sensuale. Quale fu dunque la vera causa del suo tradimento?
Era interessato al denaro e questo bastò.
Quale fu la conclusione del suo delitto?
Giuda riconobbe il suo tradimento, ma solo per metà, cioè esclusivamente come frutto della sua malizia, e non come situazione in grado di suscitare la bontà di Dio. Dopo il suo delitto, infatti, gli rimaneva una via, il pentimento.
Credette, invece, che il suo peccato fosse imperdonabile».
Gesù ha continuato a considerarlo amico anche quando, baciandolo, consumava il tradimento. La Sua infinita tenerezza non ha fatto breccia nel suo animo.