Pepite d’amore tra la sabbia della preghiera

La preghiera è il quinto tassello che ci offre papa Francesco nella Gaudete et Exsultate per vivere una vita santa, per essere santi. Dice al n. 147 che «il santo è una persona dallo spirito orante. È uno che non sopporta di soffocare nell’immanenza chiusa di questo mondo, e in mezzo ai suoi sforzi e al suo donarsi sospira per Dio, esce da sé e allarga i propri confini nella contemplazione del Signore».

In una vecchia intervista, Enzo Bianchi affermava: “Quando penso alla preghiera mia e di tanti monaci che per numerose ore del giorno pregano, nella lectio divina, nel nascondimento della propria cella, nella liturgia delle Ore celebrata comunitariamente, mi viene spontaneo chiedermi: “Tutta questa preghiera che frutto darà?”. Poi talvolta trovo nel mio cuore qualche pepita di amore, e allora mi rispondo: “Per giungere a questo è stato necessario quell’immenso mucchio di sabbia costituito dalla preghiera”.

«La preghiera fiduciosa è una risposta del cuore che si apre a Dio a tu per tu, dove si fanno tacere tutte le voci per ascoltare la soave voce del Signore che risuona nel silenzio» (G.E 149). Questo silenzio è la sabbia in cui si nascondono quelle pepite d’amore da cercare con assiduità e costanza, è ciò che rende «possibile discernere le vie di santità che il Signore ci propone. Diversamente, tutte le nostre decisioni potranno essere soltanto decorazioni che, invece di esaltare il Vangelo nella nostra vita, lo ricopriranno e lo soffocheranno»(G.E 150).

La preghiera è  quello spazio di ascolto che permette di far emergere il frutto dell’agàpe e della solidarietà con i fratelli,cioè ancora quelle pepite d’amore che dicono il vero valore della nostra vita e che danno il senso al nostro esistere. «Se non ascoltiamo, tutte le nostre parole saranno unicamente rumori che non servono a niente» (G.E 150).

Nell’articolo 45 delle nostre precedenti costituzioni affermiamo che «noi Figlie dell’Oratorio ci proponiamo di favorire in ogni occasione la vita di unione con Dio per mezzo dello spirito di preghiera». È il nostro modo di aderire a quanto suggerisce Francesco al n. 151 quando dice di «rimanere con Cristo senza fretta, lasciandoci guardare da Lui, lasciando che il suo fuoco infiammi il nostro cuore, permettendoGli di alimentare in esso il calore dell’amore e della tenerezza per infiammare a nostra volta il cuore degli altri con la nostra testimonianza e le nostre parole». Impossibile non mettere in relazione questa indicazione con le parole di San Vincenzo Grossi alle sue suore, a noi: «Voi che sentite tanto il bisogno di amare e di essere amate, qui – rivolto al tabernacolo – qui dovete venire, a questo incendio d’amore! Allora sì darete qualche cosa di sostanzioso alle anime che vi si avvicinano!».

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