Lamento o gratitudine?

31 dicembre. È per antonomasia la data in cui si stilano bilanci e in cui si guarda indietro per vedere com’è andato l’anno che si conclude. E ci si trova davanti a un bivio davanti al quale siamo chiamati a prendere posizione: lasciarsi andare al lamento e alla recriminazione per quanto non abbiamo conquistato, o rallegrarsi e lasciare spazio alla gratitudine e alla riconoscenza per quanto ricevuto ogni giorno, il più delle volte senza merito da parte nostra e senza la dovuta consapevolezza? Il crinale è sottile e non è così scontato avere un cuore e uno sguardo grati.

Forse ci sono tante cose di cui lamentarci, mille motivi per brontolare e altrettanti per essere delusi e amareggiati. Ma scegliamo di dire grazie, grazie per le innumerevoli cose «da niente» che riempiono la nostra vita e che sono il segno di un amore che ci avvolge e ci previene, grazie per i volti, gli sguardi, le voci che si fanno presenza che vince la nostra solitudine, grazie per il pane e per il vino sull’altare,  grazie per la bellezza nascosta nelle pieghe di ogni evento, per la strada che abbiamo percorso in discesa, ma anche per quella in salita, che ci ha permesso di sudare e tirare fuori la forza latente dentro di noi.

Viviamo in una realtà in cui tutto scorre veloce, in cui tutto passa nello spazio temporale di un click sul mouse o sulla schermata dello smartphone, in cui sembra valere ancora di più il detto: «chi si ferma è perduto». 

Ma vogliamo avere l’ardore, in questa fine di anno, di fare nostre le parole di una canzone di Niccolò Fabi: «Sai che chi si ferma è perduto, ma si perde tutto chi non si ferma mai». Fermarsi e guardare da vicino: questo è l’unico modo per vedere bene e fare posto alla gratitudine. I bambini che in riva al mare giocano a far rimbalzare i sassi sull’acqua devono lanciarli con velocità per fare in modo che restino in superficie. Quando la pietra rallenta, smette di rimbalzare sulla superficie dell’acqua ed entra in contatto interamente con essa, lasciandosene avvolgere. Rallentiamo allora per scendere in profondità, per avere uno sguardo che non si accontenta della superficie, fermiamoci per mettere a fuoco gli infiniti fili d’erba che crescono nel prato della nostra quotidianità e la rendono verdeggiante, al di là delle foglie secche che a volte la coprono e nascondono.

Tra un brindisi e l’altro durante il veglione di capodanno, prendiamoci un tempo per fermarci, ricordare, sorridere e ringraziare! Che il 31 dicembre possa essere per tutti noi il giorno della gratitudine che ci permetta di cominciare un altro anno con uno sguardo nuovo sulle cose di sempre.

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  1. Quanto profonda, questa lettura ci invita a prendere coscienza del modo in cui ci avviciniamo alla vita.
    Benedizioni.!!!!