Cuore aperto sul Sinodo (2)

Se ieri abbiamo sottolineato l’ASCOLTO come una delle parole d’ordine di questo sinodo, oggi ne aggiungiamo una seconda:  il DISCERNIMENTO.

Nella sua relazione introduttiva, il Relatore Generale S. Em. Card. Sergio Da Rocha ha sottolineato come Il discernimento sia uno «stile» preciso di essere Chiesa e di procedere nella storia.

Oggi il mondo è complesso ed è difficile individuare punti di riferimento stabili per orientarsi. I cambiamenti in atto nella società ci disorientano. «Proprio perché non esiste una “ricetta pronta” o una “soluzione preconfezionata”, è opportuno che tutti ci mettiamo in “stato di discernimento”. Entrare con umiltà in questo modo di procedere è la prima risposta pastorale di una Chiesa che desidera essere credibile per le giovani generazioni».

In moltissime occasioni papa Francesco ci spinge ad assumere questo stile, o meglio, habitus. Ciò significa, prosegue Da Rocha, «stare e mantenersi in autentico ascolto, come una sentinella che non si lascia sfuggire nessun segnale dei cambiamenti in atto; saper valutare alla luce della fede ciò che avviene nel nostro cuore, nella vita del mondo e della Chiesa».

Questo evento – che non viviamo direttamente, ma che ci interpella con forza – aiuti anche per noi Figlie dell’Oratorio, a comprendere che quello che ci è chiesto oggi è proprio fare nostra la capacità di discernere, perché, come dice ancora Da Rocha, «non possiamo pensare che la nostra offerta di accompagnamento al discernimento vocazionale risulti credibile per i giovani a cui è diretta se non mostreremo di saper praticare il discernimento nella vita ordinaria, facendone uno stile comunitario prima che uno strumento operativo».

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