Cuore aperto sul Sinodo (15)
Il Sinodo per i giovani si è concluso da qualche giorno. Ci ha lasciato un documento ricco, denso, importante sul quale riflettere, pregare, confrontarci. Prossimamente ne faremo una lettura anche su questo blog, ma non vogliamo chiudere la rubrica che ci ha accompagnato in questo mese: «Cuore aperto sul Sinodo» senza una riflessione sui tre passi proposti da Papa Francesco domenica, 28 ottobre, nell’omelia della messa conclusiva del Sinodo: Ascoltare – Farsi prossimo – Testimoniare. Lo faremo appunto in 3 momenti.
Nell’omelia della messa di chiusura del Sinodo, partendo dall’episodio evangelico del cieco Bartimeo, papa Francesco suggerisce tre passi fondamentali per il cammino della fede. Il primo è quello che chiama l’apostolato dell’orecchio: ascoltare, prima di parlare. Lasciar parlare l’altro senza essere sbrigativi. Questo è il primo passo per aiutare il cammino della fede negli altri, soprattutto nei giovani, e in noi stessi. Sconcertante è la descrizione che il pontefice da dell’atteggiamento contrario: «Per questi discepoli il bisognoso era un disturbo sul cammino, un imprevisto nel programma prestabilito. Preferivano i loro tempi a quelli del Maestro, le loro parole all’ascolto degli altri: seguivano Gesù, ma avevano in mente i loro progetti. È un rischio da cui guardarsi sempre».
È necessaria un’attitudine alla vigilanza. È facile cadere in questa tentazione senza nemmeno rendersene conto, restando convinti di non aver nulla da rimproverarsi semplicemente perché stiamo facendo quello che abbiamo sempre fatto. Ma Gesù e l’altro chiedono attenzione, l’apostolato richiede discernimento, la dedizione ai giovani esige una vigilanza continua su ciò che ci muove in profondità. «Quant’è importante per noi ascoltare la vita! I figli del Padre celeste prestano ascolto ai fratelli: non alle chiacchiere inutili, ma ai bisogni del prossimo. Ascoltare con amore, con pazienza, come fa Dio con noi, con le nostre preghiere spesso ripetitive. Chiediamo anche noi la grazia di un cuore docile all’ascolto».
Ascoltare l’altro, sospendendo il giudizio su di lui, senza metterlo a tacere nel suo grido più autentico e profondo, senza metterlo a disagio quando mostra chi è veramente, è il primo e fondamentale modo per dirgli che la sua vita è preziosa per Dio e per noi, che non è la stessa cosa se lui – o lei- c’è o non c’è, che la sua presenza fa la differenza. «Tanti figli, tanti giovani, come Bartimeo cercano una luce nella vita. Cercano amore vero, ma spesso trovano solo promesse fasulle e pochi che si interessano davvero a loro».
Papa Francesco non ha avuto timore di chiedere perdono ai giovani a nome di tutti gli adulti: «Scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie». Mettiamoci anche noi in ginocchio davanti al Signore e ai giovani che non abbiamo ascoltato, che non abbiamo visto e accolto, a cui, anche se forse involontariamente, abbiamo chiuso la porta in faccia. Chiediamo scusa, con umiltà e dolore, ai ragazzi di cui abbiamo visto la scorza esteriore e ci siamo fermati a quella, senza chiederci cosa ci sta dietro; ai giovani che hanno visto nei nostri occhi uno sguardo giudicante e duro, che hanno incontrato un cuore chiuso e rigido; che hanno sentito dalla nostra bocca parole taglienti e sprezzanti e nelle nostre braccia una gabbia fredda e asettica anziché un abbraccio caldo e coinvolto. Ripartiamo dall’ascolto, ripartiamo dalla misericordia che ogni giorno riceviamo gratuitamente, perché accogliendola come balsamo per i nostri cuori, possa lenire le ferite di chi ci incontra.