Cuore aperto sul Sinodo (14)
Nella giornata di giovedì, 25 ottobre, i partecipanti al Sinodo non si sono incontrati nei luoghi di sempre, ma hanno vissuto un pellegrinaggio sulla via Francigena. Si sono messi in cammino proprio per dare un segnale visibile e concreto che il Sinodo non è nient’altro che un camminare insieme. Dice mons. Fisichella: «Questo Sinodo certamente ci ha dato un segnale: con i giovani dobbiamo camminare. Hanno bisogno di sentire da noi che prospettiamo qualcosa in cui crediamo insieme. E i giovani ci fanno sentire quelle che sono le loro esigenze, le loro speranze, i loro sogni».
Quella che ci arriva attraverso i giovani è la chiamata che il Signore Gesù ci fa a dare tutto per Lui, tutto noi stessi. Nell’omelia della Messa celebrata al termine del pellegrinaggio, sempre mons. Fisichella dice che pur essendo molto generoso, il povero pescatore Pietro non era ancora capace di dare tutto se stesso, nemmeno dopo aver incontrato Gesù risorto. Ci sono voluti trent’anni prima che questo avvenisse. Ha dovuto camminare parecchio il primo papa, prima di arrivare a offrire la sua vita nella totale gratuità e nella più profonda radicalità.
Forse il Sinodo, al di là del documento finale che sarà redatto, non offrirà facili ricette da applicare alle difficoltà di oggi per farne fronte. Questo appuntamento sinodale non è un traguardo raggiunto che una volta tagliato ci lascia tranquilli, indifferenti e «soddisfatti». È solo uno dei tanti passi del lungo cammino alla sequela di Gesù in compagnia dei giovani. Il Signore doni allora perseveranza alla Sua Chiesa, generosità e pazienza e soprattutto un cuore aperto. A Roma Pietro dona la sua vita, senza trattenere più nulla per sé. Che la sua professione di fede diventi anche la nostra!