Beati i miti
«Beati i miti, perché avranno in eredità la terra»
È una beatitudine non facile da capire e ancor più difficile da vivere, soprattutto in certe situazioni o momenti della vita. Una beatitudine che, quando sentivo commentare o spiegare da bambina, mi faceva pensare immediatamente all’immagine di un agnellino, tenero, mite, incapace di fare del male, tranquillo perché qualcuno si prendeva cura di lui.
Aiutata anche dall’esempio, dalla testimonianza di vita dei miei genitori, crescendo, maturava in me il desiderio di vivere secondo questo stile. Mi entusiasmava la possibilità di poter essere felice e contenta anche con poco; di poter vivere attenta ai bisogni degli altri, alle piccole cose fatte bene e con amore; di prendermi cura di coloro che erano poveri e più fragili; di essere forte e paziente nei momenti difficili e di poter condividere tempo e gioia per far felici anche gli altri.
Che bello vivere così! Questa prospettiva mi riempiva di serenità e di gioia.
Passando poi dalla realtà della scuola al mondo del lavoro, attraverso le diverse esperienze che la vita mi presentava, diventava sempre più difficile vivere questo stile di vita (la mitezza). Eppure sperimentavo, soprattutto nelle piccole cose e nei semplici gesti di bene, che la vera felicità stava anche lì, in quella beatitudine. Quindi valeva la pena continuare su quella strada che per me si è concretizzata successivamente nella scelta di divenire religiosa. Devo dire grazie a tutte le persone amiche, compagne di viaggio che mi hanno aiutato nel cammino della mia consacrazione al Signore e mi sono sempre state vicine nei momenti più difficili e che ora vivono la gioia piena nel Regno dei Beati.
Rileggo tutto questo, oggi, alla luce dell’esortazione apostolica «Gaudete et Exultate» e mi è di grande aiuto e conforto per continuare il cammino con tanta speranza nel Signore. L’esortazione apostolica di Papa Francesco non è un trattato, ma un invito al mondo contemporaneo, e dunque anche a me, a diventare santi. E questo conferma che la santità è per tutti e non è riservata a pochi speciali! Questa chiamata quotidiana alla santità, vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove ci troviamo, con lo stile che Gesù ci ri-propone, cioè la mitezza, mi rimanda alla intuizione che sta all’inizio della mia vocazione.
E qui desidero ricordare ciò che scrive il mio Santo Fondatore riguardo i miti, i mansueti. «Sono mansueti coloro che soffocano sentimenti d’ira, d’odio, di vendetta, d’invidia, di gelosia. Quelli che non escono in escandescenze. Perché questa mansuetudine sia una beatitudine deve essere prodotta da un principio di fede, non per motivi umani». Reagire con umile mitezza, questo è santità, scrive papa Francesco. Allora è necessario far risuonare nella nostra mente e nel nostro cuore l’espressione di Gesù: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (Mt 11,29).
(suor Luisa D.)