Come un cristiano vive la Quaresima (3)

3. L’ELEMOSINA

«Se uno abbia o meno lo spirito di Gesù Cristo non lo si deduce da un portamento modesto, dalle penitenze esterne, dalle letture spirituali e dalle lunghe preghiere, ma dalla carità che avrà cura d’esercitare versi i bisognosi.

Non cesseremo di predicare con Sant’Agostino: “Tutto ciò che Dio ci ha dato oltre il bisogno, non l’ha dato a noi in modo esclusivo, ma per distribuirlo agli altri per mezzo nostro…”.

Non cesseremo dal predicare con San Basilio: “Perché tu abbondi e l’altro va mendicando, se non perché tu ti acquisti meriti colla saggia distribuzione dei tuoi beni ed egli si rivesta di pazienza? Dell’affamato è quel pane che tu conservi; dell’ignudo è quell’abito che tu tieni nel tuo armadio, dello scalzo sono quelle scarpe che presso di te si coprono di polvere, dell’indigente insomma è quel denaro che tu possiedi nascosto… “.

Non cesseremo insomma di predicare con San Tommaso D’Aquino: “I beni temporali che Dio ci concede, sono sì di chi li possiede in quanto alla proprietà, ma in quanto all’uso sono anche di coloro che ne hanno bisogno. Se avrai poco, procura di dar volentieri anche quel poco”.

C’è un pericolo ed è che l’obbligo della elemosina vada in fumo perché Gesù Cristo non ha definito né il modo né la quantità dell’elemosina, per cui avviene che non pochi cristiani lascino l’elemosina nell’ambito dei desideri dandovi pochissimo valore, e in conclusione nessuno trova mai l’eccedenza tra i suoi beni.

L’elemosina nella Sacra Scrittura è chiamata seme. Gesù dice infatti: “Date e vi sarà dato, una misura giusta e pigiata, scossa e colma”. Chi fa l’elemosina non deve aspettare miracoli palpabili; ma a Dio non mancano mille mezzi per premiare. La ricompensa può anche tardare, ma verrà, come a Tobia».

 

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