Le ultime parole di don Vincenzo…100 anni dopo
Don Vincenzo appena ricevuto il viatico si congedò dai presenti dicendo con un fil di voce che la via era aperta e bisognava andare. Nella circostanza era semplicemente un atto di fede e di abbandono di fronte all’imminente incontro con il Signore. E così le hanno accolte le suore presenti e le altre poche persone che erano accorse al suo letto.
Soltanto dopo cinquant’anni, nell’entusiasmo delle ricerche e degli studi per il processo di beatificazione, gli è stato attribuito il significato di un mandato, e lo slogan è diventato parte integrante dello stemma dell’Istituto.
Perché la scelta e l’enfasi su queste parole e non su tante altre magari più cariche di afflato spirituale? Perché erano le ultime da lui pronunciate? Una sorte di consegna del testimone da parte sua?
Madre Ledovina, accorsa al suo capezzale, racconta di aver parlato con lui in forma riservata di alcune questioni dell’Istituto, e non sarà quindi mancata qualche raccomandazione da trasmettere!
Non ne abbiamo traccia.
Perché allora è stata ripresa questa frase?
Negli anni sessanta, nel fervore dei processi per la canonizzazione, l’Istituto aveva raggiunto il massimo della sua espansione come numero di membri e come presenze, e prendeva corpo l’apertura verso la missione ad gentes. Le ultime parole di don Vincenzo «la via è aperta, bisogna andare» erano quelle che meglio ne esprimevano la vitalità e la missione.
La via era stata aperta da lui quando aveva concretizzato in piccole comunità l’ispirazione dello Spirito.
La via era stata aperta quando dalla diocesi di Cremona portò la nuova fondazione nelle diocesi di Guastalla, Reggio Emilia, Modena, Lodi.
La via era stata aperta quando accoglieva le richieste di suore anche per parrocchie povere…
Non era sufficiente avere davanti i battenti spalancati, era necessario varcare la soglia, e lui lo ha fatto con coraggio, creatività e soprattutto con attenzione a chi si trovava oltre la soglia.
Dopo pochi anni dalla sua morte la via era stata aperta verso il Sud Italia, nei tempi in cui era ancora molto depresso, come pure in altre regioni, e dopo il Concilio Vaticano II verso le missioni ad gentes.
E la via continua a rimanere aperta! Diminuiscono i membri, le presenze, ma la via continua a rimanere aperta, a conferma della attualità del Carisma!
A noi ora tocca compiere il «bisogna andare!»
Non è un imperativo che esprime comando, ma una urgenza di oggi come di ieri, una esigenza che nasce nella coscienza carismatica di ogni comunità delle figlie dell’Oratorio e di ogni suora perché a questo siamo state formate, al bisogna andare…
Il nostro nome ci colloca in un luogo pastorale ben definito, l’Oratorio, ma non per rinchiuderci in esso come in un cenacolo. Se pure dal cenacolo un famoso gruppetto di pusillanimi è stato spinto con forza sulle strade del mondo!
«Bisogna andare» è primariamente sciogliere i nodi delle paure di non essere all’altezza, di scendere in strada, di entrare in relazione e di mescolarsi, perché non siamo i migliori…!
È stata la prima cosa che hanno fatto gli apostoli fuori dal cenacolo! E non serve la conoscenza delle lingue… o il saper fare meraviglie.
Si incomincia con l’esserci. Il resto viene da sé.
“Esserci…implica disponibilità di mente, di cuore… Richiede dare tempo e fare spazio…”Esserci” vuol dire imparare a camminare al ritmo dell’altro….”Esserci” significa presenza discreta e fedele…”Esserci” è vivere il carisma a servizio della Chiesa giorno per giorno, accanto ai fratelli! San Vincenzo ci faccia donne appassionate al vangelo e alla vita dell’uomo, fedeli al carisma e capaci di continuare ad andare!