Missione: Gesù in noi

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La missione è il tempo dello Spirito. Se prima dell’Ascensione, Gesù era in mezzo a noi, ora è  in noi.

La missione è la manifestazione dell’amore ricevuto che si fa presenza umana – i missionari appunto – lá dove il grido dell’umanità ha un volto concreto, una identità riconoscibile.

La missione inizia quando la mia storia si connette con quella degli altri, perché sento di appartenere a loro, per aiutarli ad uscire dalla schiavitù e passare alla libertà, dalla morte alla vita.

Un servizio diventa missione quando comprendo che quello è il mio posto e che nessun altro può prendermelo. Lo posso accogliere o rifiutare. La scelta che farò racconterà se la mia esperienza di Dio rimane a livello di idee, concetti, studi teologici, o se è l’esperienza di un Dio reale che si fa l’Emmanuele e che fa sua la Storia dell’altro.

In sintesi la missione nasce dal sentirsi  amati che rende capaci di amare, non a parole ma con i  fatti. L’incarnazione di questo amore non è poesia, neppure romanticismo, passa attraverso il mistero Pasquale altrimenti non è amore perché deve fare i conti con le paure, l’ostilità, e la malvagità di quella umanità che mi sta aspettando.

Nei miei anni di missione in Quito ho vissuto due situazioni importanti.

Per  affrontare la morte ho dovuto trovare una ragione per vivere.

Per me è  stato il Carisma, che mi ha dato l’identità di Figlia dell’Oratorio e una passione, i giovani, ieri quelli di Carcelén Bajo, oggi quelli di Ciudad Nueva.

La seconda situazione che mi ha aiutato a stare in piedi in mezzo alle paure e all’oscurità sono stati i gesti concreti di coraggio, di  tenerezza e gratuità con cui il Maestro, attraverso gli stessi giovani che si sono arresi all’amore, ha avuto verso di me.  Mi hanno fatto sentire che il Maestro è l’Emmanuele, uno che sta con me.

Vivere nel tempo dello Spirito, significa allora vivere nel tempo della concretezza dell’amore e della esperienza di Dio. Buon cammino! Buona scelta!

suor Gabriela Rios

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