La scelta per la città di Lodi

Nelle aperture delle nuove case, spesso i parroci chiedevano suore  per l’insegnamento sia nelle scuole dell’infanzia che primaria, per far fronte  alla legge  del nuovo governo sabaudo che  aveva eliminato l’insegnamento della religione nelle scuole.

Facciata Istituto Santa Savina

Tra le prime suore alcune erano già maestre e a quelle che  avevano le attitudini  offrii la possibilità di conseguire i titoli per poter svolgere tale compito. Ma non fu semplice trovare scuole che accogliessero studentesse adulte. Mi venne incontro don Pietro Trabattoni, grazie ai legami familiari a livelli alti che aveva nella città di Lodi. Mi propose di chiedere a sua zia, direttrice della casa di riposo santa Savina, se metteva a disposizione un piccolo spazio per alcune consacrate che intendevano frequentare  le scuole pubbliche. La Signorina Rosina Bersani, zia appunto di don Pietro, e sorella del Vescovo ausiliare di Lodi Mons. Angelo Bersani Dossena, si dimostrò favorevole all’accoglienza e appoggiò l’inserimento nelle scuole superiori delle tre prime candidate.

Tra queste c’era Ledovina Scaglioni, una giovane di Ponteterra, Taddea Tarozzi, una mia parrocchiana molto intraprendente e un’altra giovane che però fece quasi subito ritorno a casa sua. Quando andai a visitarle mi resi conto che le condizioni dell’ambiente erano proprio poco favorevoli allo studio, anche perché si trattava di giovani tolte dalla campagna e rinchiuse quasi in un deposito di mobili vecchi. Cercai con loro una alternativa senza interrompere le buone relazioni con la Signora Bersani e per almeno  due o tre volte dovettero fare trasloco sempre alla ricerca di una sistemazione semplice, ma decorosa e adeguata. In occasione delle vacanze estive lasciavano Lodi e mentre Ledovina ritornava dai suoi familiari, Taddea si univa a qualche comunità per organizzare e svolgere attività estive per le ragazze.  Furono anni duri per le studenti, anche perché non avevano la spensieratezza delle loro compagne. Sentivano la responsabilità di far parte di un progetto per il quale era importante il loro apporto e soprattutto  erano coscienti che mentre crescevano nelle competenze scolastiche dovevano crescere anche nella vita spirituale.

In occasioni delle mie visite compresi che erano benvolute tra le persone che frequentavano e che avevano trovato nei Padri barnabiti della Chiesa di san Francesco dei riferimenti spirituali e dei consiglieri. L’unico dubbio che avevo era che il loro confessore non fosse allineato con le mie direttive nel progetto di fondazione. Infatti correva molto avanti nelle sue proposte, però non frappose la sua intraprendenza alla mia responsabilità, anche se non fu sempre indolore, soprattutto per Ledovina, tenere a freno la spinta del barnabita a prendere iniziative soprattutto sul versante gestionale

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  1. Sapere e riconoscere le origini, per essere coscienti da dove veniamo, quali le nostre radici; per poter vivere in pienezza l’originalitá e la forza del carisma! Donaci san Vincenzo la grazia di incarnare questa memoria delle origini, attente alla realtá del oggi….!!