Gli incerti del nuovo….
Parroco a Vicobellignano, i primi tempi non potevo allontanarmene. La situazione era più complessa di quanto immaginavo e di come il Vescovo l’aveva descritta.
Trovai però dei confratelli accoglienti e disposti a sostituirmi in caso di assenze, e potevo contare sulla vicinanza di mio fratello don Giuseppe che, qualche anno prima, era stato nominato abate a Casalmaggiore, al cui comune apparteneva Vicobellignano.
Appena potevo andavo ospite nella canonica di Maleo e da lì visitavo le piccole comunità o convocavo le «sorelle». Fu in questo periodo che abbozzai un regolamento per il quale avevo largamente attinto dalla regola delle Orsoline di sant’Angela Merici. Dovevano essere degli orientamenti utili per aiutare a sentirsi parte di un progetto comune e condiviso e non camminatrici solitarie.
Gli anni che intanto trascorrevano confermavano la bontà dell’iniziativa, e cresceva la fiducia e la stima che circondavano Angelina Cipelletti, ma, complice un po’ la distanza fisica, qualcosa incominciò a indebolirsi. Ci furono le prime controversie riguardo a chi dovevano obbedire, chi doveva decidere di accondiscendere alle richieste dei parroci e con che modalità, chi doveva accogliere i nuovi membri che erano attratti da questa nuova e singolare forma di vita. Insomma allargandosi e consolidandosi il progetto, occorreva anche organizzarlo.
Nelle comunità non avevo nominato nessuna come «superiora» e questo a volte era all’origine di alcuni conflitti. Angelina aveva le doti di guida e di animatrice, ma le mancava forse la consapevolezza che il «Fondatore era il Signore» piuttosto che lei e le sue compagne. Mi resi conto, nelle conversazioni, che si considerava ed era trattata quasi come la fondatrice, sicuramente la iniziatrice e la promotrice a pieno titolo, per cui incominciava a non tener conto della mia autorità anche se era solo morale, a dichiarare apertamente la propria autonomia decisionale. Questo disorientava soprattutto le «sorelle» che si erano aggiunte dopo la mia partenza per Vicobellignano.
Tutto il bene che faceva veniva compromesso da questa percezione molto personale, che i maestri di vita spirituale chiamano orgoglio. La invitai più volte a Vicobellignano ma non si presentò mai. Quando andai di persona a Maleo per parlarle, non riuscimmo a trovare un punto di incontro.
Il mio timore era che tutto venisse rovinato da un accecamento personale che poteva offuscare o addirittura annullare l’ispirazione divina.