Omaggio di papa Francesco ai parroci della bassa Lombardia

Oggi, 20 giugno 2017, l’attenzione è stata tutta per don Primo Mazzolari, parroco di Bozzolo, una parrocchia di  quel territorio della bassa padana appartenente alla diocesi di Cremona. Di lui è stato  detto con autorevolezza che era la tromba dello Spirito Santo, un profeta, il parroco d’Italia, uno dal passo lungo…

La sua originalità umana, spirituale e pastorale non ha sdegnato un contesto di umili pievi lungo l’argine del fiume Po, e nella fedeltà pastorale molto silenziosa, nel radicamento alla propria terra, nella vicinanza e dedizione alla propria gente, nella virtù dimessa del buon senso, ha vissuto il vangelo con la sua gente.

«Siate orgogliosi di aver generato preti così e non stancatevi di diventare anche voi preti e cristiani così», ha detto il papa nel discorso ai sacerdoti e fedeli riuniti oggi nella chiesa di Bozzolo.

Don Mazzolari, nato nel 1890, fece parte del presbiterio del Vescovo Geremia Bonomelli ancora vivente don Vincenzo Grossi, originari tutti e due del cremonese, parroci tutti e due di parrocchie di fiume. Per gli incarichi che don Primo ricevette come giovane sacerdote non ebbe probabilmente l’occasione di incontrare don Vincenzo e viceversa.

Li avvicina, e al tempo stesso li contraddistingue, il privilegio di essere stati scelti dallo Spirito come depositari di un carisma comune a molti, quello di parroco, ma con  una  pastoralità particolare. Fu molto diversa la modalità di incarnarla e di esprimerla, ma ambedue la vissero obbedienti alla Chiesa e ai bisogni della gente, da veri pastori secondo il cuore di Cristo.

E il 20 giugno del 1901 don Vincenzo ricevette la prima approvazione diocesana dell’Istituto Figlie dell’Oratorio da lui fondato per collaborare con i parroci. Nelle parole scritte dal Vescovo Bonomelli  in quella occasione c’è la conferma  che  la missione del parroco vive e si prolunga anche attraverso questa nuova istituzione che il Vescovo non solo approva ma «raccomanda ai parroci della Diocesi».

 

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  1. Oggi il Papa spero abbia svegliato molti uomini e donne di Chiesa, proponendo come modelli di pastori due uomini che non hanno mai disdegnato di camminare nel Popolo di Dio. Il loro esempio come quello di don Vincenzo, che sempre si prese a cuore la vita dei suoi parrocchiani (l'”I Care” di don Milani) qualunque fosse l’età o il ceto sociale, ci interroghi nel profondo.
    Siamo realmente capaci di portare sulle nostre spalle i problemi e le difficoltà di chi ci viene affidato?
    Siamo realmente capaci di interagire con i nostri ragazzi mediante la pastorale del cuore?
    Siamo realmente capaci di confrontarci con i non credenti?
    Le nostre scuole cattoliche attuano realmente un modello educativo che porta i ragazzi a tirar fuori (educere) il meglio che hanno?
    Sono ancora in grado di formare cittadini che portano nella società di oggi il contributo del crstianesimo?
    Chi ricopre un incarico educativo e soprattutto formativo è realmente cosciente e preparato ad affrontare la sfida?
    Care amiche Figlie dell’Oratorio rimbocchiamoci le maniche, prendiamoci per mano e andiamo. Come diceva don Vincenzo, LA VIA È APERTA !!!
    Scriviamoci questa frase nei cuori oltre che negli slogan, Vincenzo ci aiuti a non rimanere frenati per le nostre paure (numeri, età, salute, distanza, inadeguatezza…)
    Coraggio perché “per quanta strada c’è da fare, amerai il finale”