Stare – Orientarsi – Inginocchiarsi alla presenza del Corpus Domini
La solennità del Corpus Domini o Corpus Cristi, come viene chiamata nei paesi di lingua spagnola, è nata in antitesi all’eresia di Berengario di Tours, il quale sosteneva che la presenza di Gesù nell’Eucaristia fosse solo simbolica e non reale. È per questo che ogni gesto o rito, legati ad essa, mettono l’accento sul Corpo del Signore e la fede in questa presenza si esprime, secondo la tradizione della Chiesa, particolarmente nell’adorazione eucaristica che coinvolge il corpo dei credenti in tre atteggiamenti fondamentali:
Sono atteggiamenti che ritroviamo nelle testimonianze su don Vincenzo in riferimento all’Eucarestia.
Il suo atteggiamento, pur richiamando l’attenzione, non era originale, perché anzi attingeva dalla tradizione cristiana.
Attraverso il linguaggio del corpo egli esprimeva la sua adorazione a Cristo: gesti semplici ma che rimasero impressi nella memoria di quanti occasionalmente o quotidianamente lo vedevano e osservavano il suo stile di vita.
Giuseppina Gavetti, domestica di don Corbari, ricorda che quando don Vincenzo andava a predicare a Buzzoletto spendeva tutta la mattina nelle confessioni e nell’adorazione. E se, nella sua premura tutta femminile, voleva portargli in sagrestia qualcosa di caldo da sorseggiare in una pausa, il parroco la distoglieva dicendole: «Lascialo stare, quando è davanti al Santissimo non sente niente», neanche i morsi della fame o i rigori del freddo. Le prime suore raccontano di lui che «stava a lungo in adorazione del SS. Sacramento, in ginocchio…, gli occhi fissi al tabernacolo…”.
I suoi chierichetti, divenuti poi sacerdoti, erano attirati dalla devozione che traspariva dal contegno di don Vincenzo nel celebrare la messa, perché era compenetrato dei misteri che celebrava, e aggiungevano che non si poteva star distratti. Anzi facevano a gara a servirgli la messa e con lui erano più attenti e devoti.
Per i suoi fedeli, don Vincenzo promosse la comunione frequente in un tempo in cui anche nei seminari non era praticata.
Un esercizio a cui per primo fu quotidianamente fedele, e al quale attribuiva una efficacia straordinaria era il fare frequenti visite al SS. Sacramento: erano un indicatore significativo della vita spirituale..
In occasione delle Quarantore, a cui caldeggiava la partecipazione di tutti, curava moltissimo l’organizzazione per assicurare la continuità nei turni di adorazione.
Per lui l’adorazione eucaristica non era una delle tante pratiche attraverso le quali esprimere la religiosità, ma un accorrere come una «cerva assetata alle fonti».