La settimana autentica
Negli antichi documenti della liturgia ambrosiana, la settimana santa è chiamata curiosamente settimana «autentica», quasi a voler dire che è la «vera» settimana dell’anno liturgico, la settimana eminente fra tutte le altre. Il rito ambrosiano non traduce la tradizionale espressione «Settimana Santa» con «Settimana Vera», ma usa l’aggettivo «Autentica» perché vuole offrire la chiave interpretativa del suo significato . Essa deriva dal verbo greco authentèo, che esprime l’idea di «avere» autorità. «Autentico» diventa ciò che è «criterio» di riferimento. In questo senso celebrare i giorni della passione, morte e risurrezione di Gesù significa riconoscere che quest’Uomo, il Crocifisso Risorto è «il criterio» della nostra vita.
La settimana santa o autentica si può vivere con l’atteggiamento del cronista che ripercorre e ricostruisce la cronologia dei fatti capitati a Gesù di Nazaret negli ultimi giorni della sua vita terrena.
Ma la liturgia non è cronaca. Chi infatti, attraverso la celebrazione liturgica, ripercorre le tappe cronologiche di quei giorni cruciali è la Chiesa, cioè la Sposa, che rivive con emozione, coinvolgimento e tensione gli ultimi giorni della vita terrena del proprio Sposo, Gesù Cristo.
Pur vivendo a Milano non ho molta dimestichezza con la Liturgia Ambrosiana. Con la Domenica delle Palme, quindi, per me si apriva la Settimana Santa anche a Milano. E invece ecco la Settimana Autentica. E’ la Settimana in cui in autenticità, e non solo in verità, siamo chiamate a consegnarci nelle braccia di Colui che già si è consegnato per noi.
Grazie a chi, tramite il blog e non solo, mi ha dato l’opportunità di cogliere questa differenza, favorendo una comprensione più profonda e “autentica” del Mistero Pasquale.