Il Giovedì Santo: giornata mondiale del servizio
C’è la giornata della pace, del lavoro, dell’acqua, del clima, dell’amicizia, e chi più ne sa più ne metta! E in questa lista non sarebbe fuori luogo, né fuori tempo inserire anche la giornata mondiale del servizio e farla coincidere proprio con il giovedì santo.
È durante quella famosa ed ultima cena che Gesù, il Maestro, diede una lezione magistrale di servizio.
Facendosi uomo aveva preso «la forma del servo». Aveva vissuto guidato da questo pensiero, cioè che non era venuto per essere servito ma per servire, insegnando che chi vuol essere il più grande deve essere il servo di tutti…
Ma nessuno si era accorto di questo fino a quel momento, tanto era il prestigio e la fama che si era fatto come Maestro. Operava grandi miracoli, si trasfigurava sul monte, predicava con autorità mai vista, parlava come un nessun profeta aveva mai parlato, insomma un personaggio da prima pagina.
Era venuto il momento che gli uomini avevano bisogno di vedere il servo, in una forma evidente, inequivocabile.
Gesù non aveva problemi e, nonostante, avesse sempre pensato e agito in cuor suo da servo, volle compiere un ultimo un gesto a sfida delle false grandezze e delle false dignità create dall’orgoglio.
E ha lavato i piedi ai suoi discepoli.
A leggere attentamente il vangelo non è certo che abbia cominciato da Pietro o da Giovanni (si dice solo: «Venne da Pietro…»); mi piace pensare che abbia iniziato proprio da Giuda, per subito gustare l’estrema ripugnanza di servire l’inservibile, di amare l’inamabile.
Di servi è piena la storia e la società: servi dello Stato, servi del potere, servi del denaro, della legge…,ma la giornata mondiale del servizio celebra i servi per amore. Gesù ne è il prototipo.
Se noi cristiani camprendessimo l’importanza di farci “servi per amore” dei nostri “fratelli”, la realtà sarebbe sconvolta da una grande rivoluzione.
Noi per primi abbiamo paura di vivere appieno il Vangelo.
Don Tonino Bello direbbe che dovremmo riscoprire il significato del grembiule, che Gesù si cinse in vita.
Spesso ci giustifichiamo dicendo che il nostro agire è umano e che emulare i gesti di Gesù è difficile.
Bisogna sforzarsi di cambiare il punto di vista e tentare di vedere e vivere come ci insegna il Vangelo (questo lo dico in primis a me che sono abbastanza testardo).
Questi giorni ci aiutino a riscoprire cosa significa essere cristiani ed essere testimoni autentici, consci di tutti i nostri limiti e di non possedere nessuna “verità rivelata” nelle nostre mani.
Grazie per le utili riflessioni con cui ci state accompagnando in questi giorni.
Arrivo tardi a commentare questo post sul giovedì Santo. Ma questo giorno che apre il triduo pasquale è per me uno dei più commoventi ed emozionanti di tutto l’anno liturgico, forse ancor più della domenica di Pasqua.
Rileggere il brano in cui Gesù lava i piedi ai discepoli, vedere il papa che si china sui piedi dei detenuti di un carcere… piedi che hanno vagato chissà dove, che hanno percorso strade di morte, violenza e disperazione… mi commuove, e mi tocca nel profondo. Provo a mettermi nei panni di questi uomini che hanno commesso errori gravi, che hanno ferito altri e che si sono feriti, che sentono di aver fallito e di non essere degni di nessun amore proprio per quello che hanno fatto. E Francesco, il pontefice tra cielo e terra, è lì ai loro piedi, che li lava e li accarezza, con un gesto semplice e umile capace però di restituire dignità, fiducia in se stessi, speranza… Grazie Signore per esserti “inventato” il giovedì santo, per esserti chinato sui piedi di Giuda il traditore, di Pietro il rinnegatore e degli altri dieci fuggitivi. E grazie Papa Francesco per rendere questo gesto una ulteriore provocazione a lasciarci lavare i piedi per poterli poi a nostra volta lavare agli altri.
Che tutto questo ci doni di accogliere tutti senza giudicare, guardando a ciascuno come un fratello davanti a cui Cristo si inginocchia per lavare i suoi piedi. E se Cristo fa così, chi sono io per permettermi di guardarlo dall’alto in basso, con disprezzo e senso di superiorità?
Ancora una volta, la via è aperta… non ci resta che farla nostra e percorrerla!