La santità: una meta per tutti
San Vincenzo preparò per il giorno dei santi del 1872, quando si trovava a Ca’ dei Soresini, un discorso lungo e articolato. Ne stralciamo alcune righe che ne contengono in modo sintetico il senso. Oggi che lo veneriamo Santo non possiamo non riconoscere in queste righe il suo programma di santità personale.
«La vita dei santi è la miglior storia che racconta che la santità consiste in soli due sforzi: quello di conoscere la volontà di Dio e quello di farla quando la conosciamo.
Ma quand’è che noi intenderemo che la santità non esige cose straordinarie? Che si può esser santi coll’adempimento dei doveri comuni del proprio stato?
Tutte le «palme» (n.r. simbolo del martirio) non sono riservate solo a coloro che hanno potuto morire martiri per il loro Dio; ve ne sono pure entro le mani di quei giusti che seppero vivere per Lui.
Tutte le corone (n.r. simbolo della verginità) non sono portate da quelli che abitarono in luoghi solitari e nei deserti, io ne vedo di una bellezza incantevole anche sul capo di coloro che vissero in mezzo agli uomini per edificarli e consolarli.
Le delizie celesti inondano le anime che quaggiù non hanno conosciuto che la penitenza; ma una gioia eterna viene a dilettare anche chi, nella semplicità di una vita comune, ha saputo sempre praticare il bene e fuggire il male.
Ditecelo, o Santi, voi soprattutto che onoriamo in modo speciale in questo giorno, ignorati dal mondo, ma conosciuti dal nostro Padre celeste, dei quali la storia non ha conservato i nomi, di cui la Chiesa non ha custodito le venerabili reliquie! Diteci che è possibile, che è facile, che è glorioso diventare santi. Se i vostri esempi ci insegnano a guadagnare il cielo, le vostre preghiere ci aiutino a conseguirlo».
La storia di san Vincenzo ci conferma che l’ordinarietà può diventare straordinaria santità!
La sua paternità, di cui ci riconosciamo figlie e figli secondo lo spirito, oggi è potente intercessione.