S. Vincenzo Grossi, prete in missione…
A Don Vincenzo non è stato «concesso», anche se era suo desiderio, salire su una nave e solcare i mari – ai suoi tempi viaggi di sola andata!!! – ma questo non ha demotivato o attenuato il suo «zelo» missionario. Fu piuttosto il contrario. È come quando una fonte di calore è costretta in uno spazio ridotto, non diminuisce la sua intensità ma diviene maggiormente efficace. Come sacerdote infatti ha operato contemporaneamente e per tutta la vita su tre fronti: la parrocchia, la predicazione fuori parrocchia e la fondazione di un istituto religioso. E sempre con un unico scopo: in nome della misericordia diffondere e consolidare il Regno di Dio. Come Gesù, che non si era circoscritto un territorio o riservato una categoria di persone.
Dalla corrispondenza di don Vincenzo con le suore, che costituisce una importante testimonianza storica del suo impegno missionario, sappiamo che frequentemente si assentava dalla parrocchia per la predicazione, per missioni, ritiri, esercizi spirituali, novene e tridui e indicava la data del suo rientro. Con le suore con le quali aveva un rapporto più confidenziale dava anche dei resoconti, soprattutto quando le sue trasferte missionarie erano legate a future fondazioni di comunità, o prima di partire chiedeva preghiere immaginando quanto sarebbe stato impegnativo e delicato il suo servizio.
Don Vincenzo ne ha fatta molta di strada! Non perché ha raggiunto onori e riconoscimenti, ma per annunciare il Vangelo e per fare del bene. È stato un parroco in uscita, prima dalla sua canonica e poi dal suo territorio… Sapeva bene che Gesù si spostava per andare dove le persone vivevano, che frequentava la sinagoga e incontrava la folla, che camminava lungo la riva del lago, che entrava nelle case e che percorreva tutte le città e i villaggi!
L’impegno missionario di don Vincenzo si sviluppò su due filoni: Parola e misericordia. Intratteneva gruppi numerosi di uomini, di donne, di giovani con le sue conferenze, o le prediche, di cui gli ascoltatori anche dopo anni ne ricordavano il gusto spirituale; e al suo confessionale le file di penitenti non si esaurivano in un’ora ma duravano tutta la mattinata. E lui ministro di una misericordia di cui si sentiva solo mediatore, diventava incurante del freddo e dei morsi della fame che segnavano e indebolivano frequentemente il suo fisico.
È stato il parroco delle periferie verso cui non ha mai smesso di rivolgere le sue preferenze e i suoi passi. Anche nel primo testo delle Regole per le Suore aveva inserito la parola «periferie», considerandole una realtà bisognosa di cure pastorali e di evangelizzazione soprattutto per le giovani. In primo luogo le periferie delle città, che per il flusso migratorio dalla campagna alla città stavano popolandosi, ma considerava periferie anche le numerose piccole parrocchie di campagna, magari povere, in cui erano frazionati gli stessi comuni. Quindi non solo prete in uscita ma anche di periferia. Nelle periferie della diocesi, distante dalle parrocchie blasonate che si pregiavano di avere tra i loro sacerdoti monsignori o figure eccellenti di sacerdoti.
Non possiamo pensare che per la sua predilezione per la predicazione delle missioni o perché trascorreva più tempo tra i fedeli che in canonica sia diventato un personaggio pubblico, tutt’altro. Il suo ministero operava in profondità e non in appariscenza, al punto da non riuscire a scorgere in lui segni indicatori di una santità da altare.
San Vincenzo e il Maestro condividono una predilezione, “la periferia”, tutto quello che sta al margine, lontano dal centro, tutto quello che sembra lo scarto; il Maestro sceglie la Galilea luogo di frontiera, distante dalle cittá importanti, Vincenzo ha vissuto sempre nei paesini, nella campagna, luoghi piccoli quasi insignificanti….. e dalla periferia tutti e due vivono la missione, annunciano la Buona Notizia! Che san Vincenzo ci doni la grazia di vivere la nostra missione nelle frontiere geografiche, culturali, sociali, spirituali; sempre “in uscita” sempre disposte ad andare!
Andare in missione e spingersi dove non pensiamo di poter arrivare perché ci sentiamo inadatti. Ma è solo grazie alla guida dello Spirito che si riesce a prendere il coraggio e partire. Lo Spirito anima la passione di avvicinare ed accompagnare i giovani, le famiglie, gli ammalati, i poveri…