Parroco a Vicobellignano (3)
Frequentando le famiglie mi resi conto che l’eresia protestante, anche se abbastanza diffusa, era stata abbracciata per tanti motivi tranne quello della fede. Per aumentare le adesioni, i capi avevano organizzato una scuola privata gratuita e veniva dato sostegno economico agli adepti. Costoro partecipavano al culto e, al tempo stesso, ad alcune feste della parrocchia a cui erano particolarmente legati per tradizione. Più volte mi intrattenni a lungo con il pastore non su questioni dottrinali, che evitavo in ogni modo, ma su temi teologici e spirituali, sui quali c’era una serena convergenza. Ho conosciuto in particolare un pastore che avrebbe potuto essere dei «nostri» e sarebbe stato certamente migliore di tanti di noi. Una domenica pomeriggio con mia grande sorpresa lo scorsi tra i fedeli, seduto sulle panche ad ascoltare la Dottrina. Lì per lì rimasi sorpreso: sapevo, però, che non veniva per sapere che cosa avrei detto su di «loro». Da subito, infatti, avevo messo una grande cura nell’uso delle parole quando mi riferivo ai protestanti, perché volevo distinguere le persone dall’eresia, per cui la sua presenza era dovuta sicuramente ad un ascolto libero e disinteressato della Parola di Dio. Questa presenza, e anche quella di altri suoi successori, furono per me un ulteriore incentivo per preparare i miei sermoni con cura e documentandomi.
La poca corrispondenza della popolazione alle mie proposte mi lasciava del tempo libero e pensai di impegnarlo, ovviamente e prima di tutto, nella preghiera e nel dedicarmi ad alcuni lavori pesanti della casa, come spaccare la legna e vangare l’orto, ma anche andando a visitare alcuni miei confratelli della zona. Proprio da questi incontri venni a conoscenza che servivano sacerdoti disponibili per le missioni popolari nelle diocesi di là del Po. Senza troppi calcoli diedi la mia disponibilità e divenni un «missionario». Per questo mio ministero fui conosciuto nelle Diocesi di Guastalla, Reggio Emilia, Lodi oltre che nella mia. Mi chiamavano i Vescovi o gli stessi parroci e mi dovevo destreggiare con le date per conciliare la mia necessaria presenza in parrocchia e queste richieste.
Accompagnato dalla mia valigetta, dal crocifisso che portavo al collo, da due scarpe sgangherate avute da un povero in cambio delle mie decisamente migliori, con una veste consunta ma pulita, percorsi in lungo e in largo le parrocchie dove ero chiamato.
In queste mie trasferte missionarie ho patito tanto freddo che spesso mi procurava dolori lancinanti allo stomaco, tanto che in alcuni casi non vedevo l’ora di rientrare nella mia canonica, dove miracolosamente scompariva tutto.
A volte andavo da solo, altre volte mi univo ad un altro confratello, e in questo caso preferivo la compagnia di don Pietro Trabattoni. Nella predicazione che veniva fatta a dialogo per favorire l’attenzione dei fedeli, ci attribuivamo dei ruoli, io sceglievo di fare l’ignorante e lui il dotto, e grazie all’intesa che c’era tra noi, la cosa funzionava.
La mia gente si lamentò a volte per queste assenze dalla parrocchia, ma i confini di Vicobellignano mi stavano un po’ stretti. Incominciavo a respirare universale, nel senso di non campanilistico. I problemi che coglievo nel corso dei miei contatti con le parrocchie dove svolgevo le missioni, accesero dentro di me un fuoco. Da una parte coglievo la necessità per i parroci di una collaborazione pastorale per le giovani che per diversi motivi erano in balia di se stesse e dall’altra capivo anche l’urgenza di sostenere gli stessi sacerdoti, nella fedeltà al loro sacerdozio. Era un addentellato della Riforma del clero di Mons Bonomelli che non considerava esaurita l’opera di santificazione del clero: «Buoni preti… santi preti…».
Le scintille di tale fuoco incominciarono a diventare piccoli focolai a cui diedi vita con le giovani donne che già dai tempi di Regona avevo seguito nella direzione spirituale. Non avevo nessun progetto di diventare un fondatore, ma semplicemente volevo motivare all’apostolato e alla preghiera a favore dei sacerdoti alcuni gruppetti di donne che magari ne sentivano il desiderio ma non sapevano come realizzarlo.
In seguito gli eventi mi presero la mano e divenni anche… «fondatore».