Il Papa: la bussola, il timone, il pilota
Che il papa si chiamasse Pio IX o Leone XIII o Pio X o Benedetto XV per me, semplice operaio della vigna del Signore sprofondata nella campagna lombarda, cambiava poco, era sempre ed unicamente il Papa. Forse un sussulto lo ebbi quando al soglio Pontificio salì Pio X perché proveniva da una famiglia umile come la mia, perché non aveva fatto carriera ecclesiastica ed era stato vescovo a Mantova, la diocesi con la quale confinava la mia, quella di Cremona.
Il Papa al di là delle sue origini e del suo curriculum era per me la bussola, il timone, il pilota.
Attraverso la stampa ed alcune riviste potevo seguire la difficile e controversa questione romana, cioè la conclusione del potere temporale strappato a Pio IX con la forza, e le tensioni che seguirono tra lo Stato e la Chiesa. Queste tensioni nelle diocesi producevano degli schieramenti contrapposti. Pur non lasciandomi coinvolgere nella ragnatela degli intransigenti o dei transigenti, non mi estraniavo dalla informazione sulla evoluzione dei fatti. Attraverso la lettura e soprattutto il confronto con sacerdoti ben informati, cercavo una illuminazione per sostenere la fedeltà e la devozione al Papa mia personale e dei miei fedeli.
Le successive elezioni di Leone XIII e di Pio X che accompagnarono gli anni più attivi del mio ministero pastorale, non cambiarono la mia attitudine di obbedienza e amore. Con Leone XIII, il cui magistero diede un forte impulso alla dottrina sociale della Chiesa a cui attinse molto il mio amico don Pietro Trabattoni, compresi che la pastorale della parrocchia non si esauriva nella dimensione morale ma era chiamata a svolgere verso il popolo anche una dimensione sociale… Da qui l’impegno «sociale» a istituire nella mia parrocchia le scuole, da quella dell’infanzia a quelle di lavoro per le giovani, e la società di Mutuo Soccorso, impegni ai quali dedicai tempo, energie e denaro, coinvolgendo anche altre persone preparate a questi compiti.
Il pontificato di Pio X mi aiutò a trovare conferme alla priorità pastorale data alla catechesi in particolare a quella della iniziazione cristiana. È famoso il catechismo di Pio X, adatto proprio alle menti semplici dei piccoli, ai quali fino a quando le forze me lo hanno permesso, facevo io il catechismo in preparazione alla prima comunione, perché lo consideravo l’ingresso nella vita ecclesiale e ne sentivo tutta la responsabilità.
Non ho mai messo in contrapposizione l’autorità del Papa e quella del Vescovo, come invece alcune testate giornalistiche cattoliche cercavano di fomentare e diffondere. So che il mio Vescovo Bonomelli fu richiamato dalla Santa Sede circa alcuni suoi scritti e, recatosi a Roma per dare spiegazioni, il papa non lo ricevette. Forse le questioni tra i due erano più problemi dei curiali che un conflitto tra le due autorità, una locale e l’altra universale. Il Vescovo ritrattò pubblicamente gli argomenti in questione e dichiarò la sua piena sottomissione al Papa.
Con un esempio così limpido, Mons. Bonomelli mi ha confermato che brillante o semplice, antesignano o conservatore, autoritario o paterno, al papa si obbedisce sempre: perché la comunione con la Chiesa e con la sua autorità suprema è comunione con Cristo.