Al Divino Amore
Concludiamo il nostro pellegrinaggio ad alcuni dei santuari mariani cari alle popolazioni tre le quali operano le Figlie dell’Oratorio, con una sosta alla Madonna del Divino Amore, santuario particolarmente amato dai romani.
Il santuario del Divino Amore è la prima meta per una scampagnata fuori porta, per chi abita a Roma, ma l’idea include di diritto anche la visita alla Madonna. Il santuario è immerso nella campagna, a pochi Km dalla città. Gli ampi spazi di verde organizzati in modo semplice ma funzionale intorno alla piccola rocca entro la quale sorge la chiesetta dove è venerata l’immagine sacra, sono un invito a trattenersi e, dopo aver partecipato alla Messa, consumato i panini, giocato con i bambini, c’è ancora tempo per una visita tutta personale alla Madonna. Per accogliere meglio i numerosi pellegrini è stata costruita anche una chiesa ampia e luminosa, ma lì non c’è la Madonna, dicono i fedeli frequentatori.
È il santuario dei romani e ogni famiglia che si dica romana si vanta che un figlio o una figlia, o che loro stessi abbiano celebrato qualche sacramento sotto lo sguardo benedicente di Maria. E se l’interlocutore si mostra appena appena indifferente ecco pronto il santino del Divino Amore che spunta dal portafogli o un adesivo sul cruscotto dell’automobile che fa bella mostra di sé e che diventa anche una perpetua invocazione alla Vergine. Sono simboli e segni di un legame con Dio, con la vita della chiesa anche se spesso, paradossalmente questi fedeli non conoscono il nome della propria parrocchia di appartenenza o nel migliore dei casi, pur conoscendola non la frequentano. Ma al Divino Amore sono di casa!
Le origini dell’immagine risalgono al 1300 circa, dipinta su una torre del castello costruito nella zona di Castel di Leva. Si tratta della Vergine col Bambino in braccio, sovrastati tutti e due dalla colomba, simbolo dello Spirito Santo, da cui la denominazione di Madonna del Divino Amore. Scrive un poeta dialettale che «stette lì, sola soletta, pe’ tre secoli bòni, allo scoperto», soprattutto perché il castello divenne presto un rudere e gli unici che passavano da quelle parti erano i pastori nella stagione invernale. Nel 1740 ci fu un evento prodigioso che richiamò da allora e senza interruzione, i fedeli. Un pellegrino che passava di là e che si era perduto fu assalito da un branco di cani randagi; riuscì a gridare “Madonna mia, grazia!” rivolto all’immagine e all’improvviso le bestie se ne andarono. La storia tramanda il racconto ma nessuna informazione riguardo questo viandante. Nei pastori accorsi alle grida del malcapitato è rimasta impressa l’efficacia della invocazione e da quel momento è iniziata la venerazione dell’immagine.
Ma la devozione si incrementò soprattutto durante la seconda guerra mondiale, quando Pio XII proclamò la Madonna venerata al Divino Amore «Salvatrice dell’Urbe». Nella primavera del 1944 a motivo degli eventi bellici, l’immagine fu portata in città e ai suoi piedi il papa si radunò in preghiera con il popolo facendo voto di erigere un nuovo santuario e di avviare un’opera di carità in suo onore se Roma fosse stata preservata dai bombardamenti. E così fu. Prima della fine dell’anno l’immagine ritornò al suo santuario.
Qui tutti i sabati da Pasqua fino ad Ottobre arrivano pellegrini a piedi da Roma, qui davanti all’immagine della Madonna del Divino Amore depongono le loro invocazioni di grazia fiduciosi di essere esauditi.