L’unità dei cristiani in san Vincenzo Grossi

L’ottavario di preghiere per l’unità dei cristiani ci riporta, senza alcuna forzatura, alla figura di san Vincenzo Grossi, probabilmente non per il suo impegno diretto nel sostenere l’iniziativa di preghiera così come la conosciamo organizzata e strutturata oggi, ma perché nel suo ministero ha avuto stretti contatti con una comunità di protestanti. Ma se l’opera di don Vincenzo con i protestanti non può essere direttamente riconducibile al movimento spirituale ed ecclesiale di preghiera per l’unità dei cristiani, così come ha preso forma nella Chiesa cattolica a partire dai primi decenni del 1900, tuttavia, così come è riportata dalle testimonianze, fa di lui un pastore sollecito e premuroso verso il suo gregge, qualunque fosse il credo professato.

Infatti, proprio la presenza e l’attività di protestanti metodisti a Vicobellignano aveva spinto il Vescovo Bonomelli, che conosceva il Grossi come sacerdote zelante e ben istruito, a sceglierlo come parroco per il «bisogno estremo» di quella parrocchia di confine della diocesi, in particolare –  scriveva egli stesso nel chiedergli di andare a Vicobellignano – per far «scomparire il centro malaugurato onde l’eresia si spande nelle vicine parrocchie».

Per poter oggi interpretare nel suo vero significato tutta l’attività di don Vincenzo con i protestanti della sua parrocchia occorre avere presente il contesto politico ed ecclesiale italiano della seconda metà del 1800. Il clima seguito all’Unità d’Italia e alla caduta del potere temporale dei Papi aveva aperto la porta alle chiese protestanti liberalizzandone l’opera di vera e propria evangelizzazione, ma aveva anche rafforzato una ecclesiologia dove non c’era molto posto per il dialogo con gli altri cristiani, dove cresceva la diffidenza e si rafforzavano i pregiudizi. Il clima diffuso tendeva allo scontro verbale e letterario dove i protestanti venivano definiti eretici e ogni attività nei loro confronti era finalizzata a riportarli alla Chiesa cattolica.

L’opera pastorale di don Vincenzo a Vicobellignano va pertanto letta e interpretata alla luce di queste premesse, in cui la contrapposizione era segno di fedeltà. Ma è appunto da questa lettura che emerge quanto egli si distacchi dalla prassi del tempo, perché il suo fu un atteggiamento eminentemente pastorale. Illuminò con una catechesi assidua e precisa i suoi fedeli ma soprattutto i giovani a saper riconoscere l’errore in cui potevano cadere lasciandosi convincere, anche perché l’origine della presenza dei protestanti in parrocchia era dovuta ad una  ripicca nei confronti del parroco precedente,  ripicca che si concretizzò nel non riconoscerlo come loro guida spirituale procurandosene una nuova. Le testimonianze sono unanimi nel riferire che con i protestanti  don Vincenzo evitò in ogni modo il conflitto aperto e lo scontro, tralasciando nella sua predicazione o conversazioni anche la denominazione «protestanti» che già da sola poteva suonare come un giudizio. Cercò di stabilire rapporti sereni e di stima  con i responsabili e in questo lo guidava la prudenza ma soprattutto la benevolenza e, continuano i testimoni, finì per accattivarsi la loro simpatia e guadagnarsi la stima  prima del pastore e della sua famiglia e poi piano piano di altre famiglie. Il suo intento era di riportare i genitori alla fede cattolica e lo faceva dimostrandosi accogliente verso i figli. Era riuscito ad acquistare presso le famiglie protestanti  così tanto ascendente che mandavano i loro figli alla scuola di catechismo parrocchiale. Uno dei pastori protestanti andava regolarmente ad ascoltare i quaresimali di don Vincenzo  e un certo   ministro Toninelli, già prete cremonese, per la grande stima che nutriva per il parroco don Vincenzo occupò il suo incarico senza svolgere alcuna attività di propaganda. Del ministro Tentolini dopo un colloquio, don Vincenzo ai suoi coadiutori  fece questo commento: «Quello è veramente un uomo giusto, peccato non sia dei nostri».

San Vincenzo non riuscì a «estirpare l’eresia» dalla sua parrocchia, come avrebbe desiderato il suo Vescovo, sicuramente riuscì a far capire che amava tutti,  incurante della fede professata. Per loro, tutti i giorni dopo la recita dell’Angelus pregava: «Te ergo quaesumus tuis famulis subveni quos pretioso sanguine redemisti. Soccorri i tuoi figli Signore, che hai redenti con il tuo sangue prezioso».

E se erano figli di Dio, chi era lui per non considerarli altrettanto  e per non prendersene cura come un padre?

Rispondi

  1. Oggi nelle nostre parrocchie, paesi o quartieri non ci sono solo protestanti. Il flusso migratorio di popoli da tutto il mondo ci mette fianco a fianco con tante fedi e religioni. San Vincenzo, con la tua opera ci sei maestro: “Devono sapere che amo anche loro”.