Gli scritti di don Vincenzo – Prima parte
Nei precedenti post abbiamo utilizzato spesso stralci di scritti di don Vincenzo. Qualcuno ha manifestato il desiderio di una presentazione generale di tali scritti. Iniziamo cercando di conoscere a quali periodi risalgono, perché don Vincenzo era solito datarli.
Gli anni di Regona sono stati per don Vincenzo i più fecondi per quanto riguarda la produzione di scritti. La comunità di Regona era piccola, circa 900 abitanti, come annotava il Vescovo Bonomelli in margine alla visita pastorale mentre era parroco il Grossi. Il giovane parroco era fresco di studi e di ordinazione per cui avvertiva il bisogno di documentarsi, approfondire, aggiornarsi. Preparava con scrupolosità quasi scolastica le omelie, le conferenze e la «Dottrina» per la formazione settimanale degli adulti. C’era anche un’altra motivazione ben più fondata e che gli rende onore: la sua adesione alla riforma del clero voluta dal suo vescovo. Mons. Geremia Bonomelli appena arrivato in diocesi – don Vincenzo era sacerdote da due anni! – aveva trovato il clero in una situazione «deplorevole», di grande confusione dottrinale, di apostasia, rilassamento nei costumi, persino abbandono dei sacramenti e dello stato clericale. Per frenare questa decadenza il presule aveva studiato, proposto e avviato una seria riforma del clero, promulgando una Costituzione disciplinare l’8 dicembre del 1872. Tale Costituzione, che pur provvisoria era obbligante, prevedeva iniziative per promuovere tra il clero gli studi delle scienze sacre, per ravvivare lo spirito ecclesiastico, per contenere la crisi. Fu curata la vita spirituale del clero, diffondendo e inculcando la pratica degli Esercizi Spirituali, per infervorare lo spirito e accendere lo zelo.
I contenuti dei numerosi manoscritti di don Vincenzo riflettono puntualmente i punti principali della «Riforma» e sono una miniera preziosa per conoscere il suo pensiero, la sua spiritualità, l’orientamento del suo ministero pastorale con le sue priorità e, al contempo, gli studi di teologia o spiritualità a cui attingeva, senza disdegnare argomenti cosiddetti laici ma molto caldi in quegli anni.