Eccoci entrati nel nuovo anno!
«Ed eccoci entrati nel nuovo anno»: il 1875 per don Vincenzo, il 2016 per noi.
Ci separano 141 anni, ma le parole che raccogliamo dai suoi scritti non sembrano avvertire il peso del tempo che ci separa da quel lontano 1 gennaio.
È di rito il primo giorno dell’anno augurarci prosperità e salute, e lo rispettiamo magari aggiungendoci: “Se Dio lo vorrà”.
Ma don Vincenzo, sempre molto franco, ci dice «di lasciar ai mondani sprecar questo giorno in auguri, che tante volte, non sono altro che bugiarde espressioni di affetti che non si trovano nel cuore».
Quale augurio, allora, ha in serbo per noi?
Non promesse di un bene che non si può ipotecare, ma qualcosa di sodo.
Ci augura di «far propositi seri di convertirci se peccatori, di progredire nel bene se giusti, e tutti di salvarci ad ogni costo».
E scendendo nei dettagli suggerisce come passare bene quest’anno.
«Fate come chi intraprende un viaggio lungo, difficile, importantissimo. Egli fa provvista d’ogni cosa. Dunque: di più in Chiesa, di più ai Sacramenti, di più opere buone”.
Il 2016 è l’anno santo della Misericordia che è il «di più» dell’amore di Dio per ogni creatura.
Il nostro «di più» come piccolo contributo sarà uno spazio supplementare dato al Signore e agli altri.
«Ma – continua don Vincenzo – a condurre un tal genere di vita ci vuole un mezzo, la costanza, perché Dio premia non il principio, ma il fine. Che giova il principio se non duri in esso?».
Ecco, allora, in sintesi l’augurio di san Vincenzo Grossi:
essere straordinariamente fedeli all’ordinario.
Il nostro augurio per gli amici di questo blog fa eco a quello di don Vincenzo:
C’é stato da sempre una parola che ha accompagnato il mio cammino… ed é QUOTIDIANITÁ…. Il quotidiano: io nel quotidiano, il Signore nel quotidiano, la preghiera nel quotidiano, la missione apostolica nel quotidiano. E il quotidiano é per me, come leggiamo nella prima lettura d’oggi quel luogo dove : “Il Signore ti faccia conoscere il suo rostro e ti conceda la pace”. Ed é questa quotidianitá che vedo aprirsi in maniera fiorente nella vita di Vincenzo, il saper essere presente in quello che faceva nel momento, la sua attenzione posta non tanto nel “dovrei fare” ma sopratutto nel “sto facendo”. Questo 2016 mi parla nel suo inizio di quella quotidianitá misericordiosamente umana, perche io sappia suscitare meraviglie per quanto il Signore opera nell’oggi della nostra vita.
Papa Francesco all’Angelus di oggi rivolgeva il suo augurio con queste parole: “Iniziamo così il nuovo anno 2016 fissando lo sguardo sul Volto di Dio che si rivela nel Bambino di Betlemme, e sulla sua Madre Maria, che ha accolto con umile abbandono il disegno divino. Grazie al suo generoso «sì» è apparsa nel mondo la luce vera che illumina ogni uomo (cfr Gv1,9) e ci è stata riaperta la via della pace.
San Vincenzo Grossi ha potuto ripetere: “La via è aperta, bisogna andare” perché prima ha fissato lo sguardo sul Mistero dell’incarnazione; Mistero che ha aperto la strada alla nostra salvezza, alla nostra pace.
Pace che non è accomodamento, inerzia, comfort. Don Tonino Bello dice che “forse occorre una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non e’ un dato, ma una conquista.
Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.
Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.
La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.
Rifiuta la tentazione del godimento.
Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità.
Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.
In poche parole Don Tonino Bello diceva ciò aveva già detto con altre parole il nostro santo Fondatore: Conquistare la pace è fare un viaggio lungo, difficile, importantissimo, ha bisogno sempre di un “più” e quel più costa sempre fatica, coraggio, sacrificio ma porta come frutto una gioia interiore.