L’aureola dei santi

Grossi_OrizzontaleL’iconografia cristiana dal IV secolo ha incominciato a rappresentare i santi con l’aureola. Questa consuetudine aveva radici precristiane e paleocristiane come forma di riconoscimento della dignità di alcuni personaggi ritenuti superiori per varie ragioni. Per i santi l’incandescenza di cui vengono attorniati ha un significato profondamente diverso. Non nasce dalla deferenza dei sudditi o dei devoti, ma dalla persona stessa del Santo. La luce che emana scaturisce dalla sua esperienza e dal suo contatto con Dio, prolungato, profondo, incisivo. L’aureola ne è una irradiazione, prima ancora di essere una attribuzione. È un po’ come «quando Mosè scese dal monte: non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con Dio» (Es 34, 29).

San Vincenzo potrebbe non aver fatto, in vita, cose per le quali  essere circondato da un alone di santità, ma nessuno può negare il suo contatto quotidiano e prolungato con la sorgente della Luce, Dio stesso. Nella familiarità con il Signore che alimentava nella  celebrazione della Messa, in modo così assorto che richiamava l’attenzione dei fedeli, nella recita del breviario e del Rosario la cui fedeltà quotidiana era sotto gli occhi di tutti e nell’adorazione eucaristica, – tanta adorazione! –  egli trovava l’incendio d’amore a cui poter accendersi. La luce interiore lo infiammava,  attraversava la sua persona, lo trasfigurava fino a comunicarla all’esterno. La consuetudine alla preghiera che egli viveva come orazione del cuore, diventava calda raccomandazione e pressante invito alle sue suore: «Voi che sentite tanto il bisogno di amare e di essere amate, qui – indicando il tabernacolo – qui dovete venire, a questo incendio d’amore! Allora sì darete qualche cosa di sostanzioso alle anime che vi si avvicinano!»

Alla sua luce, vediamo la luce!

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  1. Leggendo questo articolo, sono andata con la mente la mio periodo di noviziato quando, un versetto del salmo 34, guidava la mia giovane vita: “Guardate a Lui e sarete raggianti”. Non che avessi già l’aureola … ma quel versetto mi aiutava a vivere la comunione con Lui! Prego affinchè per intercessione di san Vincenzo, il Signore doni a me e a quanti leggono questo articolo, di sperimentare la gioia dell’incontro quotidiano, feriale, con Lui

  2. La frequentazione assidua del Maestro, lo stare con lui, il prendersi del tempo insieme a lui; ci fa piano piano condividere i suoi desideri, i suoi gusti, i suoi criteri, la sua logica. L’incontro con Dio si vede, si fa evidente; non puó non cambiare e trasformare la propria vita l’essere in continuo contatto con la vera luce. San Vicenzo Grossi interceda per noi e ci doni la grazie del sapere “perdere del tempo” col Maestro.

  3. “Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto” (Lc 12, 2).
    Quello che succede “dentro di noi” stando o meno in compagnia del Signore, presto o tardi viene fuori, è svelato. Ancora, in un altro passo, viene detto che “Gesù, vista la loro fede”, intervenne… il rapporto con il Signore è qualcosa che si vede, che trasuda dal nostro essere e dai nostri comportamenti. Non un qualcosa di costruito dall’esterno, una bella patina di vernice che maschera e nasconde, ma una finestra aperta che lascia entrare e uscire la luce.
    “Dai loro frutti li riconoscerete”.